Di Carmela Sabino


Ci piace arricchire il nostro sito "TregliaOnLine" di un angolo della poesia, dove inserire liriche ispirate da questi luoghi ameni o scritte da autori nativi della zona. Per ora sottoponiamo alla vostra lettura e al vostro giudizio liriche di Carmela Sabino, che, per motivi di studio, prima, e di lavoro, poi, è stata ed è lontana dalla sua terra nativa. Spesso, però, ella fa ritorno alla sua Treglia per ritrovare il mondo della sua infanzia e scrollarsi da dosso lo smog e il frastuono della città assordante.


Acqua d'argento

Appesantita dal tempo che fugge,
eccomi! Con le mie colpe e gli errori,
con i crucci e le pene del vivere,
desiderosa di te, acqua d'argento,
puro lavacro nel verde tranquillo!
Ho camminato molto e sono stanca.
Ora, finalmente, mi riposo qui,
all'ombra del vecchio ciliegio in fiore,
su cui tante volte mi arrampicavo!
La tua pace m'inonda e mi penetra,
sento il fresco sulla mia pelle e piango....
Rivedo mio padre con la sua zappa,
rivedo mia madre con la sua cesta
e, nel sole, quel mio cuore bambino
con grande voglia di crescere in fretta.
Oh, sono lavata, rigenerata!
Piuma leggera nel vento odoroso
già posso andare con la tua dolcezza,
con le tue voci e con tanti ricordi.

Carmela Sabino


A mio padre

Passavi i giorni tuoi
tra i boschi e la campagna.
Amavi gli animali,
carezzavi le piantine
e portavi i loro frutti
alla figlia tua diletta.
Eri forte e vigoroso,
mi sembravi una montagna;
eri lesto e laborioso,
non ti fermavi mai...
Poi, venne all'improvviso
quel male funesto,
che ti tolse la forza,
ti tolse il vigore;
perdesti ogni cosa,
desideri e volontà.
Te ne andasti in silenzio,
senza fare rumore,
com'era tuo costume;
e ci lasciasti da soli,
col pianto nel cuore
e il ricordo profondo
di un padre amoroso,
di un marito fedele,
di un amico sincero...
Lì, nel nostro campo,
tempio ormai della tua memoria,
anche le piante piansero.
Piansero gli animali
e l'acqua del ruscello.

Carmela Sabino


Allo zio soldato

Eri giovane e bello,
ma ti portarono via;
la madre e le sorelle
ti videro partire
ed ingoiarono il pianto
e la paura del domani.
Poche volte scrivesti,
poi, fu silenzio e dolore.
Morì la cara madre,
aspettando il tuo ritorno,
ma tu non sei tornato,
nè vivo, nè morto.
Ed eri tanto bello,
ed eri tanto caro.
Sei lì, tra i dispersi
in terra di Russia,
ma qui le sorelle
ci parlano di te,
come se fossi partito,
ieri o l'altro ieri;
come se dovessi tornare
domani o dopodomani.
Resistono gli affetti al tempo e alle tempeste.

Carmela Sabino


Autunno

Breve ed uggiosa
è la giornata,
con la nebbia e il fumo
che inondano le strade.
Il vento spazza via
tutte le foglie morte
e sparge intorno
l'odor di mosto,
nonchè di caldarroste.
Dietro i vetri appannati
ritorna la noia,
ritorna il dolore.
Malinconico il bosco
piano piano s'addormenta,
sognando primavera;
malinconico piange
il cuore dolente
che non sogna e non spera.

Carmela Sabino


Contrasto

Ombre giganti di alberi strani
Sulla strada del parco
E la casa deserta.
Nel silenzio dei passi,
solitari,
s’inoltrano e scappano
lasciando nel viale angoscia e paura.
Sfreccia poi, improvviso,
un treno nel vento
e porta con sé fatiche e speranze.
Nella corsa lo seguo e sono già via,
lontano,
nel tempo di un mondo diverso,
dove, festosi, cantano i nidi
e giocano, vispi, i bambini.
Incantata,
nell’erba folta mi tuffo
e bevo alla fonte pace ed amore.
Respira nell’aria, avida, la pelle,
mentre, gradevole, intorno si sparge
un profumo di viole:
io sento che lì è già primavera.

Carmela Sabino


Dolcezza infinita

Dolce incantesimo
di un vecchio amore,
che, col sole, si rinnova;
dolce prodigio
della bella primavera,
che, beata, trionfa
nel prato e nel mio cuore.
Dolci momenti,
dolci parole,
dolci carezze,
dolci sorrisi
nella pioggia e nel sole
e nell'aria odorosa
di fresche viole.
Sotto un lembo di cielo
un eterno d'amore;
sotto un lembo di cielo
dolcezza infinita.

Carmela Sabino


E' Maggio odoroso

É maggio odoroso,
il sole cocente
mi scioglie i pensieri.
La brezza, leggera,
mi sfiora gentile,
mentre, stranamente
per la nostra città,
canta una gallina
l'uovo nel pollaio
e vado lontano,
nel tempo passato,
bambina serena
in cerca di sogni
- e tanti ne avevo, -
ma non sono veri.
Oh, che pianto amaro
nelle notti buie,
nei miei giorni vuoti,
vissuti in attesa
di un grande momento,
che non è venuto!
C'è pena nel cuore,
ma è maggio odoroso
e voglio sognare,
io voglio sperare.

Carmela Sabino


E' questo l'amore

Pioggia di luce,
diluvio di dolcezza,
mare di pensieri,
momenti di follia.
É questo l'amore,
quando tutto ti prende.
Ti travolge e ti trasforma;
ti mette ali ai piedi
e ti porta via, lontano,
nel vento, fra le nubi.
Tu ignaro vai
in quel sogno o fantasia,
ma vivi, vivi e sei felice.

Carmela Sabino


Ebbri di luce

Ebbri di luce
e di felicità,
libriamoci in volo;
e, leggeri più del vento,
succhiamo il dolce nettare
dei fiori che troviamo;
mangiamo tutti i frutti
e coloriamo in ogni dove,
cantando senza posa,
il canto dell'amore,
la gioia della vita,
la fede nel domani.
Scacciamo, finalmente,
le pene e le follie;
portiamo l'allegria
nei cuori della gente.

Carmela Sabino


Effusione d'amore

Nell'effusione dell'amore
la mia mente si confonde;
si confondono universi,
di per sè così diversi;
una musica orientale
mi trascina assai lontano
e, leggera più del vento,
io mi perdo nell'immenso,
è un gran viaggio nell'azzurro,
una fuga nell'Eterno.
É questo, amore,
un amore che consuma,
ma dà vita ogni momento;
è vecchio e stanco come il mondo,
ma di continuo si rinnova
sempre fresco e zampillante,
come l'acqua di sorgente,
che ci aspetta su in montagna
e disseta tanta gente,
dando vita a fiori ed erbe;
è un momento di abbandono,
un attimo infinito,
che ti fa nascere
per poi morire.

Carmela Sabino


Evasione

Lo vedo, lo sento,
con la sua musica dolce
snodarsi a serpentino
tra i campi amati,
un tempo rigogliosi,
ma oggi abbandonati.
Alle querce silenziose
e ad umili viole
canta la sua canzone,
offrendo la sua acqua
a chi ne voglia bere.
Fermati qui anche tu,
riposa le tue membra stanche
su questo prato erboso,
in quest'angolo di mondo
lontano dai rumori,
che tanto ci assordano
e dagli odori
che presto ci uccidono.
Senti che pace, che sogno!
Cantano gli uccelli in volo
al giorno che si spegne;
bela un gregge in lontananza,
poi sempre più vicino.
Rintocca una campana...
É ora di andare,
ma presto torneremo,
perchè quest'aria odorosa
ci apra il cuore
e non solo i polmoni.

Carmela Sabino


Finestra sul mondo

C’è dalla mia camera
Affacciata sul mondo
Una grande finestra.
Tendo le mani per abbracciare
E sento nell’aria un profumo di fiori,
un profumo di vita, un profumo d’amore.
La primavera s’impone,
regina radiosa,
mentre, fiero, brilla nel cielo
il sole
illuminando i giardini.
Cantano i nidi, ridono i cortili,
ma, ohimè, lontano e non troppo lontano,
vedo bimbi soffrire,
soldati morire,
piangere madri e giovani spose.
Odo anche improvvise esplosioni
E sono uomini bomba!
Poi grida, sirene, follia….
Follia di guerre senza fine.
Oh quanto dolore, quanta rovina!
No, se c’è tanto pianto non c’è primavera,
se c’è tanto lutto, non c’è amore né vita.

Carmela Sabino


Giorno di festa

Aprite porte,
spalancate finestre,
cambiate l'aria viziata
della notte trascorsa!
Un'alba nuova comincia,
mentre giunge dal giardino
il canto lieto degli uccelli
ed un tiepido sole
carezza la terra;
l'acqua passata
ha lavato le colpe
e curato ferite.
É giorno di festa,
di luce, d'amore.
Si destano i bimbi
ed un dolce sorriso
illumina i visi.
C'è gioia nei cuori
girando veloci
sulla giostra del mondo
e dondolandoci ignari
nell'universo infinito.

Carmela Sabino


Ho visto su un'altura

Ho visto su un'altura
un fiore bianco e bello;
con sforzi sovrumani
pian piano son salita,
volendo di quel fiore
a me fare un regalo.
Ma quando, stanca e sola,
arrivo finalmente,
quel fiore delicato
io là non ho trovato.
Allora a mani vuote
e ancor più stanca e sola,
a casa, nella valle,
piangendo son tornata.

Carmela Sabino


Ieri e oggi

Mi sveglia un frastuono:
fatico a ritrovarmi nella casa,
quella natìa fra le montagne amate.
Ascolto e comprendo.
Avevo dimenticato il rumore
della pioggia sui cari tetti grigi.
Che musica dolce
e che voglia di danzare nel tempo
dei sogni e delle mie grandi speranze!
Tutto mi piaceva,
anche l'inverno col fumo acre e scuro,
che impregnava gli abiti ed i capelli.
Il nonno diceva:
raccontava storie, sempre le stesse,
mentre, caldo, il camino scoppiettava.
Intorno a quel fuoco,
la notte di Natale, quanta allegria
di bimbi, soltanto per un torrone!
Quanta tristezza, oggi,
su montagne di ninnoli e dolciumi,
e la casa di Dio che resta vuota!
Cade ancora pioggia:
a me sembra uguale a quella di allora,
ma picchia lieve su cuori induriti.
Noi siamo diversi:
non c'è fuoco nelle case di città
ed una coltre di gelo si stende
sul letto e sul cuore.

Carmela Sabino


Inno all'amore

Delicate le tue mani
mi sfiorano la pelle
e mi sento fanciulla ancora,
mentre vivo dolci momenti.
Cantano gli uccelli
e nel Cielo brilla il sole,
così, nella luce del mattino,
comincia un nuovo viaggio:
sulle onde d'argento
mi lascio scivolare
e un vento leggero
mi gonfia le vele;
dondola la barca
e sembra una culla,
dove noi ci riposiamo
tra l'azzurro del mare
e del Cielo infinito.
Gioiscono i pesci
e cantano con noi
una dolce canzone:
un inno all'amore.
Ride, intorno,
la natura e vibra,
perchè l'amore trionfa
e fa bella la vita.

Carmela Sabino


La madre

Trema la madre, la sua pena è grande.
Ombra che si confonde con la notte,
si muove senza spazio e senza tempo.
Si scrolla per liberarsi dal sogno,
ma con violenza la soffoca il reale.
Prega nel pianto con dolci parole;
l'ascolta il cielo ed il figlio ritorna.
La casa si accende, il cuore sorride;
canta la madre una vecchia canzone,
non sente fatica, nè sonno perso.

Carmela Sabino


La mia quercia

Ho lasciato tutti i sogni ed i giochi
all'ombra della quercia, su quel prato,
tra l'erba folta, lì dove correvo,
bimba vivace, raggiante, nel sole.
Libera, una farfalla tra farfalle,
io mi riempivo di vita volando.
Nell'aria la primavera cantava
e spargeva all'intorno quel profumo
di viole, che, ormai, non sento da tempo.
Quanti anni da allora, in fretta fugati
dai cupi, inesorabili rintocchi
dell'orologio del borgo vicino!
Quanti giochi interrotti e sogni persi,
correndo su un prato diverso, ostile,
con l'erba di pietra e l'aria malsana!
Sono pochi i bambini, che giocano
giù, nel viale, e non hanno nè sorriso,
nè fantasia e la mia quercia è lontana,
forse abbattuta, smembrata, bruciata!
La primavera, poi, stenta ad entrare.

Carmela Sabino


La mia vecchia casa

La mia vecchia casa,
la casa fra montagne,
la casa dei sogni,
delle mie speranze,
delle mie illusioni.
La mia vecchia casa,
la casa dei ricordi:
col profumo di pietanze
per le scale e nel cortile,
col brusìo della gente
la domenica mattina
all'uscita dalla Chiesa,
col canto degli uccelli,
nell'aria frescolina
all'alba e all'imbrunire.
La mia vecchia casa,
la casa con il fuoco,
sempre acceso nel camino;
la casa di mio padre,
la casa di mia madre,
la casa dell'amore.

Carmela Sabino


La neve del '56

Chiudo gli occhi e ricordo:
vedo tanta neve!
Era soffice e bianca
con le piccole orme
di una bimba vivace,
le mani gelate,
il nasino arrossato,
ma grande,
la voglia di giocare.
Il fantoccio, le rincorse, le palle?
Ma una voce, lontano,
chiamava
e la bimba, da sola,
piangendo,
a casa tornava.
Il tepore del fuoco,
nella grande cucina,
scioglieva quel gelo
e lei, di nuovo,
giocava
col fratello ed il cane,
mentre il gatto, acciambellato,
ronfava sul focolare.

Carmela Sabino


La vita

Frammenti di luna fra i miei capelli,
mentre, freddo e violento,
un vento d'autunno
preannuncia l'inverno.
Zittisce il mio cuore
e si volta a guardare,
stupito ed affranto:
l'estivo tumulto
si è dissolto a settembre
con le piogge improvvise,
la primavera, poi,
profumata di sogni
e speranze audaci
è lontana nel tempo.
E' un volo veloce,
un battito d'ali,
un sospiro profondo
la vita che corre,
che scivola via, quasi acqua dal palmo,
e ti lascia a guardare.

Carmela Sabino


L'incanto del bosco

Mi fermo, incantata, all'ombra odorosa,
dove, folto, l'intreccio del bosco
mi nasconde e da sguardi mi copre.
Nel fitto fogliame s'insinua
il bel sole dorato,
che disegna sul suolo
piccole zone di luce.
Una ninfa fra le ninfe,
appoggiandomi ad un tronco,
leggiadra, mi addormento
e sogno beata il tempo mio lontano,
la mia vita in quella valle,
fra i monti e le campagne,
quando l'astro brillava lieto
sulla fronte e fra i capelli.
Della Chiesa antica
segnava i quarti l'orologio,
ma io non li sentivo
e crescevo in quella pace,
intensamente amando
le più piccole e fragili creature.

Carmela Sabino


Mani

Coriandoli di luce
Si rincorrono nel buio,
danzano e volteggiano
e le piccole, esili mani
si muovono leste,
sagge lavorano.
Sfiorano appena
E sanno già cosa fare.
Piccole, fragili, ma grandi mani,
delicate e vittoriose.
Di questa scoperta
È gaia e fiera
La bimba gentile,
che, avida, beve
a fonte sconosciuta.
- Ora puoi cominciare a sognare,
cominciare a sperare,
progettare il futuro. –
Dice
E la guarda stupita
La giovane madre.
Vorrebbe abbracciarla,
portare sul cuore
le piccole tenere mani,
sentirne il profumo,
il dolce tepore,
ma, improvviso e violento,
il pianto la frena.
Lungo le gote si lasciano andare
Per cadere sul grembo, copiose,
le lacrime silenziose e calde,
ma ha vinto la sfida
e si allenta il dolore.

Carmela Sabino


Nebbia

Fitta, la nebbia
avvolge i corpi
e la mente.
Avvolge le case,
gli alberi e le strade.
Lentamente
passano le automobili,
e i fari sono appannati.
Ti cerco nel grigiore,
ma non ti trovo;
ti chiamo forte,
ma tu non senti.
Sono prigioniera,
triste e malinconica,
nella nebbia fitta
della mia solitudine.

Carmela Sabino


Nel bosco

Canto di gnomi nell'eterno andare
delle stagioni e del tempo nel bosco.
Cupe ombre evocanti paure ancestrali.
Fiori vivaci di intensi profumi.
Umida è la terra, appena scaldata,
tra le fronde, dal sole dell'ottobre.
Sotto gli alti castagni anche dei funghi
e tu lì, curva nel vento leggero,
a raccogliere per deporre, lesta,
nel sacco di tela, pesante per te.
Guardi le castagne che luccicano:
- sembra che qualcuno le abbia lustrate -
e nella tua mente piangi e sorridi
e pensi a quando tu, giovane e forte,
non eri sola, ma c'era la fame,
tanta miseria e grande privazione.
Quanta abbondanza, oggi, di ottimi cibi
sulle mense! Ma tutti, ormai, conditi
di tristezza e pure di malinconia.

Carmela Sabino


Nel giorno dei defunti

Sento acre e penetrante
l'odore del fumo,
che, grigio, vola via
dai comignoli antichi.
Si diffonde nell'aria,
poi scende sull'anima
e si posa sul cuore.
Avvolge la sera,
nel giorno dei defunti,
il borgo silenzioso,
ammantato di pianto.
Nel vento improvviso,
che spira leggero,
odo voci lontane:
a fatica le distinguo,
è tanta la distanza!
Ma ecco mio padre!
Sale le scale col suo passo stanco,
mentre i cani fanno festa.
Mi volto a guardare:
è solo buio e silenzio!
Come da tenebre ingoiati
tacciono i cani
e sul borgo affranto,
sempre più cupa,
la notte si distende.

Carmela Sabino


Nel silenzio la vita

Stanca la luce illumina il giorno,
pioggia sottile sul tetto e la strada,
penetra la mente noia mortale,
l’anima rodono pigri rancori
e tu che cammini lento e distratto.
Biascichi suoni, forse parole:
riempiono l’aria pensieri inespressi,
fantasmi, rimpianti, strane paure…
Ma nel silenzio profondo si odono
In lontananza l’abbaiar di un cane,
giochi e strilli giù nel cortile,
vagito di bimbo al piano di sopra.
È la vita che nasce, che cresce,
che presto rigenera il cuore affranto,
dolente, smarrito, sospeso
di non più giovani coniugi soli.

Carmela Sabino


Pomeriggio autunnale

Pomeriggio grigio e malinconico,
uggia autunnale
con pioggia sottile, che cade,
scivolosa, sul selciato
e si distende sull’anima
annebbiando i pensieri.
Uno strano torpore
tutta mi pervade
E mi coccola la noia.
Distratta, lontana,
disegno pigramente
sul vetro con le dita,
mentre un treno corre via.
Lo seguo nella nebbia
Tra i monti e le campagne,
con la speranza di trovare il sole e l’allegria.
Un fischio penetrante
Di sirene in lontananza
Dal torpore mi ridesta
E mi riporta piano piano
Al lavoro consueto
Di madre premurosa.

Carmela Sabino


Presso l'antica fonte

E’ dolce antidoto al mio veleno
riposarmi qui, dove l’acqua sgorga
e nella fonte Diana si bagnava
il bel corpo celando tra gli alberi frondosi.
Solo degli uccelli il cinguettìo
e del vento lo stormire
nel bosco rompono il silenzio
e l’incanto nella valle.
Quasi stordita da tanta pace,
io, novella cacciatrice,
come diana mi bagno nella fonte,
respirando il profumo dei padri,
che, delicato, mi inonda
e mi trascina in un tempo remoto.
Vedo le genti, che, prime,
questi luoghi onorarono,
qui riunite in preghiera
e dal tempio mostrarsi la dea,
benevola, con arco e faretra.
Simile a musica lenta
giunge al mio orecchio il noto vernacolo,
che, per noi, la memoria comune
ha serbato negli anni con cura.
Quando poi mi ridesto, più tardi,
mi scopro distesa sull’erba
tra i resti del pranzo e tu che mi guardi,
mentre di rose selvatiche
mi porgi, stupito il tuo fascio.

Carmela Sabino


Profumo di pane

Verde e fresco germoglio di tenero grano,
pane odoroso che cresce nel campo
e profuma la casa.
Sento ancora calde fragranze
Provenire dal forno
E la nonna, attenta, matronale,
al pari di antica sacerdotessa,
compie gesti precisi, quasi rituali:
tira fuori con la pala di legno,
ad una ad una, le forme dorate,
opera insigne di mani esperte.
Guarda la nonna il frutto di tante fatiche
E sorride pensando alla prole,
mani e bocche vogliose attorno alla mensa.
Sorride e piange,
poi, devota si segna,
ringraziando grata il Padre Celeste.

Carmela Sabino


Profumo

Un profumo
delicato
all'intorno
dolcemente
si diffonde.
Lieve lieve
io lo sento:
par di rosa,
par di giglio;
non distinguo
quest'olezzo,
ma mi piace
respirarlo.

Carmela Sabino


Quando

Quando,
stanca e svuotata,
nel silenzio
dei tuoi monti
mi rifugio,
sento,
pian piano,
la vita
rifluire
nelle vene
e, leggera,
quasi farfalla
a primavera,
mi tuffo
in un tempo
ormai lontano.
Sento un belato,
l'abbaiar d'un cane,
rivedo
mio nonno
con fragole
a ciuffi
e trecce di more.
Sento un ruscello
e corro
e canto
sull'erba che profuma
e nell'aria
che m'incanta.
Rintocca una campana,
che invita
a pregare.
Io corro,
ritorno e spero.

Carmela Sabino


Ricordando

Un raggio di luna tra le mie dita
ed un'ombra nera che scivola via;
c'è silenzio nella casa e dentro me,
ma, poi, un sussulto, un tenero ricordo:
un odore di fieno, di pascolo,
di aspre montagne, di verdi campagne,
e, tra la gente, la banda suonava,
e tu, o padre, in piedi, attento ascoltavi
nel piacere di quel giorno di festa;
tra le luci delle strade si andava,
si tornava, cercando il primo amore.
Quanti visi, quante voci a me note
ingoiate dal tempo così avaro!
Oh, quanti sogni, quante primavere
in quel posto lontano, tanto amato!
Ed ora qui, piangendo, a ricordare,
ma, ricordando, vinco la mia notte
e già gli uccelli salutano il giorno.

Carmela Sabino


Se potessi

Se potessi conterei per te
Le stelle ad una ad una,
canterei per te canzoni nuove.
Griderei al vento la mia gioia
Nel piacere di questo giorno.
Se potessi ti porterei lontano,
sugli scogli, in riva al mare!
Ai gabbiani parlerei d’amore,
nel sole tenendoti per mano.
Tra le palme accoglierei la notte
E, scortata da grilli canterini,
sulla tua spalla dormirei,
dolcemente dalla brezza cullata,
mentre, pallida, la luna
illumina per noi la strada.

Carmela Sabino


Sogno

Andavi da solo
lungo l'argine alto;
guardavi lontano,
guardavi e pensavi,
pensavi e sognavi;
sognavi le barche,
a remi e a motore,
di forme diverse,
di tutti i colori,
una flotta completa,
capace di andare,
leggera sull'onda,
lontano, lontano,
sul fiume argentato;
ma di tasca cavasti
tre gusci di noci,
per giunta bucati,
la tua flotta completa
di sogni svaniti
e speranze perdute.
Un freddo improvviso
e un pianto dirotto
ti scossero tutto;
cadesti per terra,
e lì, steso per ore,
su quel verde prato
restasti da solo,
ancora a pensare,
ma senza sognare.

Carmela Sabino


Soli

Soli,

nell'immenso dell'infinito,
ci rincorriamo,
attratti da una forza sovrumana,
come atomi sperduti.

Soli,
nel silenzio del gran vuoto
ci fermiamo,
mentre le nostre mani si stringono
e le nostre labbra si cercano
per un bacio d'amore.

Soli,
sulle rovine della terra,
distrutta dalle bombe,
piangiamo abbracciati,
e non sappiamo
se conservare la vita
o chiamare la morte.

Carmela Sabino


Sospesa nel tempo

Incerta e tremante cammino,
sospesa tra passato e presente,
del futuro ignara.
Pensosa, nel lento andare
Respiro qui un’aria dolce e frizzante,
pregna dell’odore di grotte
da tempo scavate nel tufo,
antico e forte sostegno di case,
povere, ma da poco imbiancate.
Attenta procedo ed ascolto:
pensieri, parole, voci, sospiri…
E si snoda tra i vicoli la strada,
dove giocano bimbi con bimbi
e dove, bambina, anch’io giocavo.
Si sciolgono in canti gli uccelli
Poggiati su noti tetti grigi,
mentre attendono pazienti la sera,
coltre pietosa per uomini e cose.
Sere d’inverno, sere d’estate,
trascorse in casa o giù per strada
all’avvenire sempre mirando,
ma se presente diventa il futuro
sovente, allora, si torna al passato.
Tra luoghi amati mai dimenticati
Vago così sospesa nel tempo:
tempo d’attesa, tempo d’amore,
dolce rimpianto del tempo che fu.
Cammino ancora e brancolo nel buio,
mi seggo, infine, stanca sui gradini,
s’insinua tra i comignoli la luna
e silente, col suo pallore,
a me ricorda l’infinito.

Carmela Sabino


Speranza d'amore

Leggo tanta rabbia
Sul volto dei potenti,
leggo la tristezza
nel cuore dei passanti,
non leggo più il sorriso
negli occhi dei bambini,
costretti in stanze grigie,
con madri improvvisate
a subire gli altrui giochi.
Non sogna più nessuno
E non c’è più fantasia;
c’è, invece, la guerra nell’aria,
nelle case e per le strade,
nelle carceri affollate
e nei dolenti ospedali.
Accorata, una preghiera
Mi nasce oggi nel profondo:
fermiamoci un momento,
recuperiamo i sentimenti,
scopriamo nel vicino
le sembianze di un amico
e, forse, giù in cortile
giocheranno i più piccini.
Alimentiamo tutti la speranza
Di un amore senza confini
Per il mondo alla deriva.

Carmela Sabino


Volano

Volano...
Sembrano farfalle
spaurite,
che vanno lontano,
per spiagge deserte,
per vuoti pianeti.
Volano...
Son vaghi, son tristi,
son belli, son truci...
Volano
i nostri pensieri.
Volano...

Carmela Sabino