Sulle orme di Trebula
Sulle orme di Trebula
Il desiderio di conoscere l'identità, gli usi e i costumi
dei nostri avi ha da sempre occupato uno spazio rilevante
nell'attività intellettuale dell'uomo. Questa sezione del
sito ha lo scopo di fornire un barlume di chiarezza sul passato
di Treglia, attraverso la descrizione delle civiltà e le vicende
storiche che hanno coinvolto l'agro trebulano. Tutto ciò compatibilmente
con i riferimenti storici e i reperti archeologici della nostra
terra. A questo scopo, iniziamo col dire che intorno al XII
sec a.C. un gruppo di popolazioni indoeuropee iniziò a stanziarsi
sul territorio italiano. Tra queste popolazioni vi erano gli
Osci (o Opici) i quali si stabilirono principalmente nel Sud
Italia, sovrapponendosi a popolazioni aborigene preesistenti
e di cui non si ha alcuna memoria storica.
Essi fondarono
le città di Capua (attuale S.M. Capua Vetere), Casilino (attuale
Capua), Caiatia (attuale Caiazzo), Trebula (attuale Treglia),
Telesia (attuale S. Salvatore Telesino), Atella, Sessa Aurunca,
Allifae (attuale Alife), Calatia (attuale Maddaloni) etc.
Quindi la nostra Trebula nasce come nucleo abitativo osco,
probabilmente attorno al IX sec. a.C., ovvero prima della
fondazione di Roma (753 a.C). In seguito alla penetrazione
degli Osci, nei secoli successivi, ci fu una colonizzazione
da parte dei vari popoli discendenti che abitavano la zona
appenninica tra Latini, Umbri ed Etruschi, ovvero nel territorio
compreso tra il fiume Liri ed il Sangro.
I Sanniti erano uno
dei discendenti delle popolazioni osche e, intorno al VI sec
a.C. migrarono verso Sud occupando parte dell' Abbruzzo, del
Molise, del Lazio meridionale e la Campania settentrionale,
fino al territorio di Capua. Appartenendo allo stesso ceppo,
Sanniti e Osci non si fecero mai guerra, anzi si fusero in
un'unica civiltà. Il Sannio era dunque l'altopiano interno
al centro dell'Italia meridionale, delimitato a nord dal fiume
Sangro e dalle terre dei Marsi e dei Peligni, a sud dal fiume
Ofanto e dalle terre dei Lucani, ad est dal tavoliere di Puglia
e dalle terre dei Frentani, e ad ovest dalla pianura campana
e dalle terre degli Aurunci e Sidicini (vedi Fig. 1).
Fig. 1: I Sanniti e i loro vicini (350 a.C.)(da E.T. Salmon)
Nel nord si ergono le ripidi pendici della Maiella; nel Sannio
meridionale spiccano i contorni a forma di cupola del Monte
Taburno di cui il Monte Tifata, che sovrasta Capua, costituisce
una propaggine verso occidente, oltre il fiume Isclero. Ancora
più a sud si ergono i Monti Irpini che costituiscono un naturale
ostacolo ad eventuali accessi; Al confine occidentale del
Sannio fa da guardia l'aspro massiccio del Matese, lungo più
di 40 km; il massiccio è visibile quasi fino all'Adriatico
e domina l'ampia vallata del fiume Volturno. Al pari del Monte
Taburno, il massiccio del Matese ha una propaggine sulla sponda
occidentale del fiume Volturno; tale propaggine è costituita
dai Monti Trebulani, tra cui spicca il Monte Maggiore che
supera i 1000 metri.
I Sanniti occupavano la vasta area dell'Appennino
meridionale e l'aspro ambiente in cui vivevano sviluppò in
loro spiccate doti di popolo guerriero e tenace difensore
delle proprie libertà. Lo stato Sannita non era uno stato
come quello moderno, con unica capitale, unico esercito permanente,
unica moneta e struttura politica centralizzata. Esso era
composto da vari popoli autonomi ma affini per economia, lingua,
cultura, istituzioni, legami etnici e religiosi, riuniti in
federazione. La Fig. 1 mostra i Sanniti e i popoli confinanti
nel IV sec. a.C. Notiamo che i Campani non erano affatto gli
abitanti dell'attuale Campania ma quelli che abitavano nel
territorio che faceva capo a Capua (l'attuale Santa Maria
C.V.).
Le principali tribù dei sanniti erano i Carricini,
i Pentri, gli Irpini e i Caudini. Orbene,
Trebula (l'attuale
Treglia) era uno dei principali centri dei Caudini.
Gli
altri centri caudini erano : Cubulteria o Compulteria (Alvignano),
Caiatia (Caiazzo), Telesia (S. Salvatore Telesino), Rufrae
(agro di Presenzano). I Caudini erano i più occidentali e
quindi i più esposti all'influsso greco della Campania. Dalla
gran quantità di reperti di buona fattura trovati durante
gli scavi archeologici si evince la notevole raffinatezza
di vita e costumi in un periodo in cui altre popolazioni limitrofe,
tra cui i Romani, erano lungi dal possedere lo stesso tenore
di vita. Vivevano nel territorio compreso tra le montagne
che delimitano la pianura campana, il Monte Taburno e i Monti
Trebulani, nella valle del fiume Isclero e lungo il tratto
centrale del Volturno.
La tribù che costituiva il cuore del
popolo sannita era quella dei Pentri, che popolava il centro
del Sannio nel territorio compreso tra la catena montuosa
delle Mainarde a nord ed il massiccio del Matese a sud. Forti
e temibili, erano la spina dorsale della nazione.Tra le città
pentre ricordiamo Aesernia, Allifae, Aquilonia, Aufidena,
Bovianum, Fagifulae, Saepinum, Terventum e Venafrum. Gli Irpini
abitavano la parte meridionale del Sannio, nel territorio
delimitato dalle vallate dell'Ofanto, del Calore e del Sabato.
Come i Caudini anch'essi usufruirono dell'influenza della
vicina civiltà Greca. Le loro città principali erano Abellinum,
Aeclanum, Compsa, Malies o Maloenton (chiamata Malventum e,
in seguito alla guerra contro Pirro, Beneventum dai Romani)
e Trevicum. I Carecini o Carricini erano la tribù situata
più a nord e sembra essere stata la meno numerosa. Città carecine
erano Cluviae e Juvanum.
E' possibile farsi un'idea di come si formarono le singole tribù sannitiche
grazie alla tradizione tramandata dagli scrittori antichi; secondo questi ultimi, i
popoli di lingua osca si spostavano attraverso l'Appennino alla ricerca di terre fertili, secondo il
rituale del Ver Sacrum (Primavera Sacra). Per vincere una battaglia, allontanare un pericolo o
porre fine a una calamità naturale come una carestia o epidemia, i Sanniti
promettevano di sacrificare a Mamerte(Marte) tutto ciò che fosse nato la
primavera successiva. I bambini nati in tale periodo non venivano immolati ma,
raggiunta l'età adulta, avevano l'obbligo di lasciare la tribù di appartenenza e cercare nuovi
boschi e pascoli sotto la guida di un animale sacro alla divinità.
L'animale guida poteva essere un toro, un lupo e il gruppo emigrante si stabiliva nel punto che
pensava l'animale avesse indicato. Così quelli che erano stati guidati da un lupo(hirpus) furono
denominati Irpini, quelli guidati da un toro, i Pentri, chiamarono la loro capitale Bovianum.
E' da sottolineare, a prescindere dalle modalità con cui venivano compiute, che il motivo
fondamentale delle migrazioni era dovuto alla sovrappopolazione che induceva i Sanniti
a cercare nuove risorse.
Dopo le guerre sannitiche, tutte
le città dei Sanniti furono conquistate dai Romani ed inglobate
nello stato romano, ovvero furono trasformate in città alleate
(socii). Iniziò così il processo di romanizzazione della cultura
sannita, processo che riguardò anche la città di Trebula.
Appare chiaro, dunque, che
la storia di Trebula può essere
considerata in due fasi:
quella sannitica, che la vide
come un centro Caudino, e quella romana, che la vide come
una città alleata dell'Impero. La descrizione della prima
fase di Trebula, ovvero quella sannitica, è stata affrontata
descrivendo usi e costumi del popolo dei Sanniti che l'abitarono.
Viene poi descritta la città nel periodo romano e le guerre
sannitiche che videro la potenza dei sanniti scontrarsi con
quella romana per il predominio della penisola italiana.