La prima guerra sannitica
"Non sfuggivano la guerra e preferivano subire la conquista piuttosto che non tentare con ogni mezzo la vittoria" (Tito Livio, X, 31)
LA PRIMA GUERRA SANNITICA | |
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LA TERZA GUERRA SANNITICA | |
LA GUERRA DI PIRRO | |
LA SECONDA GUERRA ANNIBALICA | |
LA GUERRA SOCIALE E IL TRAMONTO DEI SANNITI |
Prefazione
La descrizione delle guerre sannitiche fornita da Livio è abbastanza confusa. A generare maggiormente confusione hanno contribuito i vari storici che hanno analizzato le vicende di tale guerra. Ci sono due fattori che fanno da perno alla critica degli storici al testo liviano; per prima cosa Livio a volte descrive delle vicende in modo molto simile ad altre riferite ad anni successivi, per questo è messa in discussione la veridicità degli eventi riferiti agli anni precedenti. In secondo luogo Livio narra gli eventi con atteggiamento filoromano, ovvero esalta in modo eccessivo le vittorie romane, sminuendo quelle sannite. Anche nelle vicende più nefaste dei Romani, come l'episodio delle forche caudine, Livio trova sempre il modo di rendere poco drammatiche le vicende. La narrazione è evidentemente più poetica e aulica quando si riferisce a vittorie riportate dal popolo romano. Tutto ciò è facilmente comprensibile se si pensa che Livio scrive al tempo di Augusto che vedeva Roma padrona di un vasto impero. Una narrazione di stile attico avrebbe reso sicuramente meno gloriosa la storia di Roma ed avrebbe potuto metterlo in cattiva luce al cospetto dell'imperatore.
LA PRIMA GUERRA SANNITICA (343 - 341 a.C)
Nel IV secolo a.C sia i Romani che i Sanniti stavano attuando
una politica di espansione attorno alle terre loro limitrofe,
per cui si creò un clima di guerra fredda tra i due popoli.
I Sanniti puntavano a nord alla conquista della valle del
Liri (vicino Cassino) mentre a sud miravano ai territori fertilissimi
della vicina Campania. Lo scontro con i Romani fu inevitabile
ma entrambi si resero conto che, facendosi guerra, avrebbero
indebolite le loro difese facilitando così un eventuale attacco
da parte delle popolazioni nemiche. Fu per questo motivo che,
nel 354 a.C., fu stipulato tra Romani e la Lega Sannitica
un trattato
che sanciva un confine di espansione: il fiume
Liri. Nessuno doveva oltrepassare quel limite, altrimenti
il trattato sarebbe decaduto e si sarebbe tornati alle armi.
E' vero che il territorio del Liri era occupato ancora dai
Volsci ma questi erano un popolo in fase di decadenza e non
costituivano, pertanto, un solido freno a una possibile espansione
romana o sannita.
Il conflitto scoppiò invece riguardo ad una zona su cui non
c'erano accordi precedenti, la Campania settentrionale. Infatti,
il territorio di Teanum Sidicinum (Teano), abitato dai Sidicini,
costituiva per i Sanniti un punto di collegamento tra il Sannio
e la Campania settentrionale, fatto che lo rendeva appetibile
ad essi. Nel 343 a.C.
i Sanniti iniziarono a minacciare
i Sidicini
, gente di lingua osca, che allarmati, chiesero
aiuto ai Campani. Siccome i Sanniti non gradirono l'intromissione
dei Campani, mossero contro di loro occupando tutti i territori
attorno alla città di Capua (odierna Santa Maria C.V.) che
faceva capo alla Lega campana. I Campani, a loro volta allarmati,
chiesero l'intervento dei Romani i quali erano restii ad intervenire
a causa del precedente trattato del 354 a.C. Il timore di
un ulteriore rafforzamento della Lega Sannitica indusse i
Romani a inviare l'esercito a Capua. Iniziava così la prima
guerra sannitica che vide coinvolti entrambi i consoli del
343 a.C: M. Valerio Corvo fu il primo a scontrarsi coi Sanniti
e, dopo una dura battaglia, riuscì a sconfiggerli in territorio
campano. L'altro console, A. Cornelio Cosso, nel tentativo
di invadere il Sannio, cadde in un'imboscata vicino a Saticula
ma riuscì a salvarsi dalla disfatta.
Le vicende relative a questo conflitto non sono molto chiare;
di certo, si può affermare che esse si svolsero nel territorio
limitrofo a Capua, perché nel 343 a.C. era molto più probabile
che i Romani potessero avere la meglio sui Sanniti in pianura
che in una zona montagnosa. Poiché l'agro trebulano confinava
col territorio di Capua, è ragionevole pensare che i soldati
di Trebula abbiano costituito per l'occasione una barriera
difensiva o che abbiano partecipato direttamente al conflitto.
Al termine del conflitto fu ripristinato il vecchio trattato
con qualche modifica. Infatti, la Campania settentrionale passò
sotto il controllo romano, mentre ai Sanniti fu lasciato il
territorio di Teano, che permetteva il controllo per l'accesso
alle fertili terre della Campania.
I Sanniti assediano Teanum Sidicinum e Capua (da E.T. Salmon)
Guerra latina
I vari popoli che abitavano tra il Lazio e la Campania mal
sopportavano di essere stati stretti nella morsa costituita
dai Romani e Sanniti. Pertanto, Aurunci, Volsci, Sidicini,
Latini e Campani
si coalizzarono per muovere guerra ai Romani
e Sanniti (guerra latina, 340 - 338 a.C.).
Questa volta i
Romani e i Sanniti, in virtù del trattato stipulato alla fine
della prima guerra sannitica, unirono le loro forze contro
la coalizione nemica, sconfiggendola alle pendici della Roccamonfina
che allora era un vulcano spento. In seguito al conflitto
sicuramente i Sanniti ripristinarono la loro supremazia sui
Sidicini mentre i Romani si appropriavano di molti territori
appartenuti ai popoli nemici.
Molte città latine furono incorporate nello stato romano per
cui erano governate direttamente da Roma mentre i popoli
non di lingua latina furono trattati in modo diverso: siccome
i loro territori erano lontani da Roma, ed era pertanto difficile
governarli direttamente, furono trasformati in cives sine
suffragio. Vale a dire che dal punto di vista amministrativo
erano indipendenti, ma non potevano prendere decisioni in
campo politico, né potevano pensare di adottare una politica
di espansione. Avevano evitato di essere assoggettati dai
Sanniti ma inevitabilmente si scelsero un nuovo padrone: i
Romani.